Le emozioni primarie sono alla base dei nostri comportamenti, sono quelle che ci permettono di sopravvivere e superare le difficoltà che ci si presentano davanti, ecco perché è fondamentale conoscerle. Sapere cosa c’è alla base di ciò che proviamo, inoltre, in alcune circostanze, ci aiuta a capire perché ci comportiamo in un determinato modo e questo, di concerto, fornisce più fiducia in noi stessi. Quindi se questo argomento stuzzica la tua curiosità non procrastinare oltre e continua nella lettura di questo articolo per conoscere qualche informazione in più sulle emozioni primarie.
“Reprimere le proprie emozioni è come avere una bomba a orologeria nel corpo.”
EMANUELA BREDA
Cos’è un’emozione?
Un’emozione è la risposta del nostro corpo a uno stimolo. Si generano esclusivamente in seguito a un evento che può accadere sia fuori che dentro di noi (molte volte l’essenziale è invisibile agli occhi ), sto parlando di un ricordo, un pensiero, un incontro, una notizia appresa da un amico, ecc. La scintilla che crea un’emozione è molto varia, questa, quando viene innescata, cresce fino a raggiungere un picco e poi pian piano si affievolisce. Nel periodo in cui viviamo tale sensazione il nostro organismo subisce dei cambiamenti fisici; si modifica: il battito del cuore, il valore della pressione arteriosa, la secrezione di ormonali e tanto altro.
Per approfondire meglio queste tematiche è opportuno usare i termini corretti, occorre capire che sentimenti ed emozioni non sono sinonimi. Infatti i primi sono dei comportamenti che abbiamo appreso in seguito a varie situazioni che hanno segnato la nostra vita e i secondo solo delle modificazioni momentanee.
Ti faccio un esempio: l’amore è un sentimento perché si costruisce nel tempo, rimane tale anche se si è in collera con una persona, non devi quindi confonderlo con il desiderio o la passione che sono emozioni.
“L’emozione sorge laddove corpo e mente si incontrano.”
ECKHART TOLLE
La citazione appena letta è contenuta nel libro “Il potere di adesso. Una guida all’illuminazione spirituale” di Eckhart Tolle. In questo testo l’autore ci conduce in un un viaggio stimolante e straordinario alla scoperta del potere di adesso, per scoprire che possiamo trovare la via d’uscita al dolore lasciandoci andare al presente, senza più restare ancorati al passato o proiettati verso le preoccupazioni sul futuro. Per intraprendere il viaggio ne “Il Potere di Adesso” abbiamo bisogno di lasciare da parte la nostra mente ed il falso sé che questa ha creato: l’ego. Ti consiglio la lettura, qui sotto trovi un piccolo estratto
Quali sono le emozioni primarie?
Lei emozioni primarie si chiamano così perché sono quelle base, presenti sia nell’uomo che negli animali. Dalla combinazione di queste si generano quelle secondarie, tipiche della specie umana.
Le emozioni primarie sono le seguenti:
paura, si attiva quando ci sentiamo in pericolo;
rabbia, si accende quando ci sentiamo minacciati;
tristezza, si manifesta se non riusciamo a ottenere ciò che vogliamo;
gioia è un intenso senso di appagamento;
sorpresa è la reazione a qualcosa di inaspettato;
disgusto, spesso appare quando percepiamo con i nostri sensi qualcosa che non ci piace.
Perché è importante conoscere le emozioni primarie?
Le emozioni primarie, oltre a creare un cambiamento nel nostro fisico e nella nostra mente, si manifestano anche con specifiche espressioni facciali o con modificazioni della posizione del nostro corpo. Il linguaggio del corpo è un aspetto da tener sempre in considerazione, sia per l’interpretare le proprie emozioni primarie ma anche quelle altrui. Ad esempio se abbiamo paura istintivamente ci ritraiamo e scappiamo. Queste sono innate, si accendono una per volta e si manifestano tutte completamente nell’arco dei primi due anni.
Le emozioni primarie sono fondamentali per la sopravvivenza di una persona, la proteggono da ciò che potrebbe essere potenzialmente un pericolo e la fanno avvicinare, invece, a tutto ciò che dà felicità o gioia. Quindi devi comprendere che è normale provare sensazioni negative, come paura, rabbia o tristezza, queste non devono essere considerate come un limite ma piuttosto come un vantaggio da sfruttare per capire quale strada prendere.
Inoltre senza le emozioni primarie non si potrebbero avere quelle secondarie, indispensabili per la socialità cioè per avere un confronto positivo con gli altri, indispensabile per affermarsi e crescere.
Conclusione
Hai quindi capito cosa sono le emozioni primarie. Come avrei ben intuito saperle interpretare è fondamentale, questo vale sia per le proprie, sia per quelle delle persone che ti circondano. Questo ti aiuterà ad affrontare al meglio ogni tua situazione, aumentando la tua autostima e sicurezza in te stesso/a. A mio avviso, saper “leggere le emozioni è un “must” nel percorso della crescita personale, molte volte saper valutare il linguaggio del corpo ti potrà dare un vantaggio molto importante.
Questo sito vuole trasmetterti consapevolezza e fornirti strumenti utili che ti aiutino giorno dopo giorno per vederti più felice e di successo. Questo è solo uno dei tanti strumenti e risorse che troverai qui su So di Non Sapere.
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Mio caro lettore, se ti chiedessi che cos’è la felicità, cosa mi risponderesti? Perché a prestare ascolto alle persone che ci circondano in ufficio, in università o tra gli scaffali del supermercato, viene quasi da pensare che la felicità sia una vetta irraggiungibile; uno stato emotivo ostacolato dai piccoli-grandi incidenti di percorso della quotidianità.
Qualche esempio?
«Vorrei essere felice, ma ho un lavoro precario…» – dice qualcuno.
«Potrei essere più soddisfatto di me stesso, ma non ho ancora trovato l’amore della mia vita!» – fa eco qualcun altro.
«Vorrei tanto sentirmi al settimo cielo – ma sai – prima la pandemia, poi la guerra in Ucraina, quindi il caro bollette. Questa vita sta diventando un inferno!» – chiosano i più.
La verità – come spesso accade – sta nel mezzo: trovare una definizione del termine felicità significa fare i conti con frammenti della nostra personalità di cui, molto spesso, siamo all’oscuro. Eppure, chiederci che cos’è la felicità e quali sono le azioni in nostro potere per raggiungerla è la domanda delle domande, il quesito esistenziale di cui abbiamo bisogno per scoprire chi siamo.
In quest’articolo più lungo e ricco del solito, voglio riassumere le opinioni e le riflessioni personali maturate a seguito della lettura di La felicità sul comodino – Piccoli segreti per vivere meglio ogni giorno di Alberto Simone: un manualetto scorrevole e illuminante che ti consentirà di scoprire la tua personalissima ricetta del buonumore.
Curioso di saperne di più?
Ti auguro una buona lettura e ti invito a svolgere con l’aiuto di carta e penna i brevi esercizi pro-felicità contenuti nei prossimi paragrafi.
Che cos’è la felicità? – Una parola dai mille significati
Per molti, è un aperitivo con il proprio gruppo di amici tra le vie del centro città. Per altri, è un romanzo fantasy da leggere tutto d’un fiato durante una burrascosa serata d’inverno. Per altri ancora, è il rumore delle risa dei bimbi che giocano con le costruzioni, nell’altra stanza. Infine, per tantissimi di noi è un intervallo tra due istanti di noia, frustrazione e insoddisfazione. Eppure, per scoprire che cos’è la felicità dobbiamo abbandonare i dogmi della vita quotidiana e pensare più in grande, per astrazione.
Personalmente, se mi chiedessi di fornirti una definizione del termine in questione, ti risponderei: la felicità è il privilegio di vivere attimi di bellezza straordinari da soli o in compagnia delle persone più importanti della nostra vita.
Istanti di sorpresa, di gioia, di perfezione, di commozione, di divertimento e di altruismo che interrompono il tran-tran della routine e ci consentono di ricaricare le batterie della mente e delle emozioni.
(A proposito, prima di proseguire con la lettura, lascia un commento qui sotto e condividi con la community di So di Non Sapere la tua personalissima definizione di che cos’è la felicità). Non vedo l’ora di leggere il tuo punto di vista sulla questione.
Torniamo a noi: la felicità è quindi una sensazione straordinaria, extra-ordinaria. Un’esperienza esistenziale che esula dalla routine e dalle sue regole stringenti, per proiettarci in direzione di un orizzonte di appagamento, di cambiamento interiore e di raggiungimento dei grandi obiettivi prefissati.
La domanda sorge, dunque, spontanea: sarà davvero così?
Che cos’è la felicità? – Risponde la scienza
Partiamo dalla fine: le ricerche condotte a partire dalla seconda metà del Novecento, hanno ricondotto l’attenzione degli studiosi su un aspetto di primaria importanza: alcuni individui hanno la «fortuna» di nascere con un’immediata e spontanea predisposizione al raggiungimento della felicità, mentre altri sono chiamati ad allenare gli equilibri biochimici dell’organismo per essere invasi dal benessere che ne consegue.
Insomma, se i nostri antenati – alla domanda: «che cos’è la felicità?» – preferivano rispondere chiamando in causa filosofi, letterati, artisti, poeti e uomini di chiesa, al giorno d’oggi abbiamo a nostra disposizione un ricco bagaglio di conoscenze correlato agli equilibri psicofisici del corpo e della mente. Mediante un approccio nativamente psicologico, i ricercatori dell’Università di Edimburgo hanno mosso sulle pagine del Journal of Psychological Science l’ipotesi secondo la quale la felicità sarebbe correlata alla presenza (o meno) di alcuni tratti della personalità umana. Dati alla mano, le persone propense per natura al buonumore sarebbero quelle dotate di una predisposizione mentale aperta, curiosa, ottimista ed empatica.
Ad ogni modo, e parlo con gli introversi DOC all’ascolto, non tutto è perduto.
I progressi medico-scientifici effettuati nell’ambito di ricerca della genomica hanno spinto i ricercatori a mettersi sulle tracce di una predisposizione alla felicità inscritta nel DNA nostro e dei nostri antenati.
I primi, straordinari risultati vennero raggiunti soltanto nel 2016, quando i ricercatori della Vrije University di Amsterdam riconobbero tre varianti genetiche dominanti a sostegno della tesi. In altri termini, è assai probabile che l’attitudine alla contentezza sia biologica, cioè contenuta nel nostro bagaglio genetico alla nascita.
Altrettanto interessante è lo studio olandese che – coinvolgendo oltre 300.000 partecipanti di sesso, età ed etnie differenti – ha rinvenuto la presenza di geni iper-reattivi nel sistema nervoso centrale, così come nel pancreas e nelle ghiandole surrenali. Questi ultimi sarebbero responsabili del nostro stato di appagamento e di soddisfazione personale.
Insomma, mentre scrivo quest’articolo, possiamo dimostrare con assoluta certezza che il DNA umano influisce sulla felicità percepita dagli individui per una percentuale compresa tra il 40% e il 50%. Ad ogni modo, esistono tantissimi elementi epigenetici (oppure extragenetici) che sono in grado di determinare il nostro grado di benessere in itinere, giorno dopo giorno.
Perché ci interessa tanto scoprire che cos’è la felicità?
È la domanda da un milione di dollari: perché siamo da sempre ossessionati dall’idea di scoprire l’elisir della felicità? Per citare le parole di Bruno Rossi, autore di Pedagogia della felicità – edito da Franco Angeli e che ti consiglio di aggiungere alla tua libreria personale: “[la felicità] è cosa di questo mondo, non un altrove rispetto all’esistenza quotidiana. Sebbene deperibile e perdibile, è un bene conseguibile e migliorabile, anche in maniera durevole. Nonostante molte esistenze siano costellate di non pochi dolori anche profondi e prolungati, la felicità è sempre possibile. Si può vivere la felicità. Si può essere sempre più felici. Più si riesce a essere felici e più lo si può divenire”.
Sembra proprio che il nostro spiccato interesse in merito a che cos’è la felicità derivi dall’esigenza di comprenderne i meccanismi per integrarla alla quotidianità. Una quotidianità che, di tanto in tanto, si rivela soffocante, alienante e frustrante. Una routine che, dopo anni di studio o di lavoro, si trasforma in una combinazione di scarsa motivazione e di bassa autostima.
Uscire dal loop è possibile.
Per riuscire nell’intento, è importante ricordare che la felicità non è assenza di problematicità. Tutt’altro. La felicità risiede nella capacità di superare i piccoli-grandi ostacoli esistenziali con la consapevolezza di avere un mondo di possibilità, di opportunità e di riscatti sempre a portata di mano.
Continua Bruno Rossi: “La felicità è incontrare e attraversare la sofferenza propria e altrui; non è guardarsi allo specchio ma guardare fuori dalla finestra”.
Ed è questa citazione che mi ha fatto riflettere su…
… Che cos’è la felicità? Una questione (anche) di empatia, intelligenza emotiva e relazione con gli altri
Non fraintendermi, sono il primo che trae piacere dalla possibilità di trascorrere del tempo di qualità con me stesso, nel silenzio del mio appartamento.
Ad ogni modo, se sei un habitué su So di Non Sapere, saprai meglio di me che la solitudine può trasformarsi nella nostra più fedele alleata di miglioramento e di trasformazione personale.
Eppure, c’è un però: è inutile negare che la felicità con la F maiuscola si ottiene nella misura in cui sentiamo di essere parte attiva di una comunità.
È impensabile definire un percorso di gioia e di appagamento individuale che prescinde al 100% da ciò che accade nel mondo «là fuori». L’universo di idee, di emozioni, di paure e di speranze che custodiamo dentro di noi detiene un legame indissolubile con gli individui che incontriamo nel corso della quotidianità e che, in parte, ci influenzano (volente o nolente).
Ecco svelato il motivo per cui, di frequente, dedichiamo tantissime energie cognitive alla ricerca di relazioni interpersonaliche ci facciano sentire pieni, compresi e apprezzati dai nostri interlocutori. Non si tratta di essere insicuri, fragili o alla mercè del giudizio altrui. Si tratta del bisogno di costruire la nostra identità e la nostra personalissima formula della felicità in accordo agli accadimenti più o meno rivoluzionari che la vita ci pone davanti.
E allora, dopo aver concluso la lettura del mio intervento su che cos’è la felicità, ti consiglio caldamente di leggere il mio articolo sulla comunicazione efficace (verbale e non verbale) per scoprire in che modo il carisma, l’autostima o la fiducia che nutriamo in noi stessi sia legata, a doppio filo, al tema del benessere e dell’appagamento personale.
Per capire che cos’è la felicità è importante fare i conti con la sofferenza
Credo non sia possibile definire che cos’è la felicità senza prima interrogarci sulla natura della tristezza, del dolore e della sensazione di mancanza che si agita dentro di noi. Ebbene, l’essere umano tende a operare una netta distinzione tra un «Io» e un «non-Io». Quello di cui facciamo esperienza è comunemente definito «nostro», così come lo sono il tempo e le energie che ci appartengono.
E sebbene siamo consapevoli del fatto che ognuno di noi osservi la realtà in maniera diversa, ci ostiniamo a vivere in «mondi paralleli», incapaci di comunicare.
Ne deriva che il primo ostacolo da superare riguarda proprio questo: il riconoscimento del fatto che ogni avvenimento esistenziale sia il frutto di uno stato mentale interno. Quello che sto cercando di dirti è che siamo proprio noi – con il nostro background, i pregiudizi, le opinioni e le aspettative del passato – a creare nella mente il presupposto per la felicità o per l’infelicità.
Il cervello è una macchina potentissima.
Tutte le volte in cui crediamo che il mondo sia nostro nemico, dovremmo compiere un passo indietro, fare un bel respiro profondo (o, magari, una breve sessione di Mindfulness) e scoprire che siamo noi, con il potere delle percezioni psichiche, a plasmare la realtà in quel modo.
Nella misura in cui comprenderemo questo semplice meccanismo cerebrale, avremo la possibilità di liberarci dei nemici illusori che ci impediscono di procedere a testa alta in direzione della strada che conduce alla felicità. Impara a dire di no all’auto-sabotaggio.
E allora, a poco a poco, anche la realtà che ci circonda sarà influenzata dalla visione ottimista maturata nelle profondità del nostro mondo interiore, e ci permetterà di diventare i protagonisti indiscussi sul palcoscenico della nostra vita.
Tieni bene a mente la regola aurea che ti consentirà di scoprire che cos’è la felicità un passo alla volta: non hai il potere di modificare gli eventi spiacevoli che accadono «fuori di te», nel turbinio del mondo esterno, ma hai la possibilità di avere il pieno controllo sull’atteggiamento mentale ed emotivo con cui li affronti dentro di te.
Che cos’è la felicità in relazione alla solitudine e al timore di non essere all’altezza?
Da quando ho aperto il blog di So di Non Sapere per condividere le migliori perle di self-help e di cambiamento personale con un pubblico di avidissimi lettori, mi capita di interfacciarmi di frequente al tema della solitudine. In una società fluida, caotica e in costante mutamento come la nostra, molto spesso le persone patiscono il dolore dell’isolamento, convinte di non trovare una persona con cui condividere il resto della loro esistenza.
Ebbene, indipendentemente dal fatto che tu sia ancora provato emotivamente da un amore finito, oppure sia pronto per dedicare anima e corpo a una relazione con la R maiuscola, tieni bene a mente i consigli desunti dalla millenaria saggezza d’Oriente: l’unico modo per dire bye bye al senso di smarrimento e di negatività che ci pervade consiste nell’invocare gioia e serenità nelle nostre vite.
Soltanto così saremo in grado di attirare individui positivi e ottimisti, capaci di arricchirci nel profondo. Dopotutto, nessuno ama trascorrere del tempo in compagnia di un insoddisfatto cronico alla ricerca di una felicità illusoria e transitoria, giusto?
E allora, abbi il coraggio di deporre le armi e non combattere la solitudine che credi essere tua nemica. Quest’ultima ha il privilegio di concederci tempo (di qualità) da trascorrere con noi stessi. Potremmo scrivere i nostri pensieri su un diario personale, scoprire il piacere (e i benefici) della lettura, sperimentare hobby e sport, realizzare sogni da tempo lasciati a impolverare nel cassetto, nonché coltivare le amicizie speciali su cui possiamo fare affidamento. Sempre.
Innamorandoci della solitudine e di quel che non ci aggrada, rafforzeremo il corpo e lo spirito. Con un po’ di impegno, ci circonderemo di chi – proprio come noi – è alla ricerca di un cambiamento rivoluzionario, intimo e… da condividere con altre persone speciali!
Trovare il coraggio di capire che cos’è la felicità grazie al potere dell’azione
Nel paragrafo precedente ti ho parlato di sogni, di aspirazioni e di progetti che desideri realizzare da lungo tempo. Potrebbe trattarsi di una promozione lavorativa, di una facoltà universitaria che credi possa fare al caso tuo, di un viaggio in Oriente zaino in spalla, oppure di un trasferimento in un’altra città con l’intento di ricominciare da zero.
Indipendentemente dalle idee che ti frullano per la testa, tieni bene a mente che fantasticare troppo – senza mai agire – non è affatto salutare. I tuoi sogni resteranno delle semplici chimere se non t’impegnerai in attività concrete indirizzate alla loro realizzazione. Ed è questo il motivo per cui ti consiglio caldamente di scoprire il potere terapeutico della visualizzazione creativa: ritagliati dieci minuti del tuo tempo in un ambiente silenzioso e familiare per riflettere sui primi step che devi compiere in direzione della tua felicità concreta, anzi, concretissima.
Non permettere che le aspettative lascino spazio a nervosismo, rabbia repressa, depressione e senso di insoddisfazione via via crescente. Dopo aver caricato la tua mente con un meccanismo a molla, scarica l’energia sotto forma di azione. Alzati dal divano, scrivi su un foglio di carta la to-do-list che conduce al successo e suddividi il percorso di cambiamento in micro-obiettivi sfidanti e raggiungibili.
Vittoria dopo vittoria, miglioramento dopo miglioramento, riuscirai a comprendere checos’è la felicità per te. Il risultato? Ti trasformerai in un individuo emotivamente ed energicamente più forte, in grado di tagliare i traguardi che si profilano all’orizzonte.
Conclusioni
Mi auguro che la mia breve panoramica informativa sul tema della felicità ti abbia incuriosito e ti sia stata d’aiuto per trovare la voglia di uscire dalle sabbie mobili della tua esistenza.
Infine, ti invito anche a iscriverti alla newsletter di So di Non Sapere per non perderti altri contenuti sul tema del miglioramento personale e del cambiamento interiore.
Ci sono molte novità in arrivo, e non vedo l’ora di condividerle con i membri più affezionati della mia community.
Mio caro lettore, partiamo dalla fine: la rabbia è un’emozione primaria. Sebbene sia spesso annoverata tra le sensazioni negative, quest’ultima ha giocato un ruolo chiave nella lunga, lunghissima evoluzione della specie umana, permettendoci di sopravvivere e di adattarci alle piccole-grandi sfide dell’ambiente che ci circonda in modo dinamico e versatile. Tuttavia, la rabbia repressa è una manifestazione assai curiosa: mi piace definirla come un ristagno di energia, un immenso oceano di tensione accumulata in giorni, mesi o addirittura anni di «silenzio-assenso». Su So di Non Sapere ti ho già fornito qualche pillola di psicologia in merito alla gestione delle emozioni, giusto? Ebbene, in questo articolo intendo osservare sotto la lente d’ingrandimento le peculiarità, i sintomi e le possibili soluzioni alla rabbia repressa. Il motivo? Voglio aiutarti a tenere a bada l’aggressività, portare a termine gli obiettivi che ti sei prefissato e suggerirti metodi comunicativi ad hoc. Procediamo!
“Più rabbia verso il passato conservi nel tuo cuore, meno capace sei di amare il presente.”
BARBARA DE ANGELIS
Rabbia repressa – Cenni clinici
Non è mia intenzione tediarti con labirintiche teorie sulla rabbia repressa. Se vuoi approfondire l’argomento in autonomia, ti suggerisco di leggere “Gestione della rabbia: Guida in 10 passi per dominare le tue emozioni e riprendere il controllo della tua vita” di Giuseppe Dr. Sorrentino. Al momento, ti basti sapere che le conseguenze di un’emozione tanto ingovernabile e subdola si manifestano sottoforma di accelerazione del battito cardiaco, pianto, frustrazione, insoddisfazione, scariche di adrenalina improvvise, sudorazione eccessiva, irascibilità e una tendenza al pessimismo – «non ce la farò mai!», pensa la persona che è vittima di tanta, tantissima rabbia repressa.
I sintomi in questione compaiono soltanto nei casi in cui l’energia accumulata raggiunge livelli molto alti, causando uno scoppio emotivo estremamente violento. La domanda sorge, dunque, spontanea: qual è l’origine di quest’emozionenemica-amica? La risposta è più semplice di quanto tu possa immaginare: le persone che sembrano “sempre arrabbiate” sentono di non potersi difendere da situazioni familiari, lavorative o sentimentali considerate ingiuste. La rabbia “normale”, invece, funziona allo stesso modo di una molla – boing! Ci spinge a esprimere pensieri, emozioni, bisogni e aspettative al fine di sviluppare fiducia in noi stessi e nelle nostre abilità. Quando soffochiamo la negatività dentro di noi, finiamo per «imbozzolarci» in una ragnatela costituita dalla nostra rabbia repressa.
Esiste una soluzione?
Le 3 soluzioni vincenti per liberarti della rabbia repressa
Se credi di soffrire di rabbia repressa, non gettare la spugna prima del dovuto. Hai tutte le carte in regola per tirare un sospiro di sollievo e capire quale evento scatena la tua sofferenza. Per riuscire nell’intento, ti suggerisco di testare il potere della visualizzazione creativa e/o della meditazione Mindfulness. La prima ti aiuterà a riposare la mente in un luogo immaginario e sicuro al fine di riprendere il controllo su te stesso, la seconda ti condurrà sulla strada della compassione e della self-care. L’ultimo consiglio che voglio fornirti è il seguente: esprimi la tua rabbia repressa… per iscritto! La scrittura di un diario personale è un’abitudine da 110 e Lode. Da un lato ti consentirà di tenere traccia dei progressi e, dall’altro, ti consentirà di trovare una valvola di sfogo emozionale che non coinvolge direttamente i tuoi interlocutori (se ancora non ti senti pronto).
Curioso di saperne di più? Iscriviti alla newsletter di So di Non Sapere e ricorda di collegarti su Amazon per dare un’occhiata a “La rabbia – Come trasformare un sentimento represso in equilibrio ed energia” di Ruth King.
Come comportarsi con un narcisista alla ricerca di approvazione costante? Manca di empatia, è animato dal desiderio di essere paragonato a individui di status elevato, anzi, elevatissimo, e vive le relazioni interpersonali in modalità utilitaristica.
Il Narciso moderno tende a irretire le prede con un unico gesto di tenerezza dopo ore di critiche svalutative. O ancora, ha un talento naturale nella pratica del tira-e-molla, ed è un abile produttore di sensi di colpa per le vittime che hanno l’ardire di sollevare una timida voce di protesta.
Molti, tra gli habitué di So di Non Sapere, mi domandano: «Ale, perché mai dovrei rivolgere energie e attenzioni a un ex-partner che mi ha rovinato la vita e ha fatto a pezzi la mia autostima?».
Il motivo?
Be’, innanzitutto per riconoscere il fatto che i vampiri energetici siano i soli responsabili dei loro abracadabra manipolativi. Soltanto così si avranno gli strumenti per comprendere come comportarsi con un narcisista dal carisma e dalle abilità oratorie magnetiche.
Curioso di saperne di più?
In quest’articolo voglio fare luce sugli equilibri di una coppia dominata da dinamiche tossiche a causa di un manipolatore seriale.
Attenzione: queste persone sono maestri d’illusione! Se messi con le spalle al muro e costretti a riflettere sui loro sintomi psichici, si trasformano di frequente in interlocutori minacciosi, arroganti e pieni di sé.
Di conseguenza, ti consiglio di proseguire con la lettura fino alla fine, in maniera tale da dire bye bye al rischio di restare intrappolato nella ragnatela di uno pseudo-principe azzurro (o di una pseudo-principessa dei sogni) che ti riempie di promesse e di complimenti ingannevoli: ecco cosa sapere per non farti trovare impreparato.
Come comportarsi con un narcisista? Abbandona ogni speranza di salvarlo…
Il DMS-5 (il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali aggiornato alla 5a versione), attribuisce il disturbo narcisistico della personalità ai soggetti accomunati da tratti egocentrici, svalutanti, diffidenti, snob, perfezionisti, alla ricerca d’approvazione, pretenziosi e privi di rimorsi.
Come se non bastasse, i Narcisi moderni sono colpiti da una predisposizione mentale alle dipendenze – in altri termini, le cattive abitudini (fumo e abuso di alcol in primis) sono usate dal manipolatore seriale per auto-consolarsi nei momenti di smarrimento – e di reazioni emotive fredde e distaccate. I narcisisti non conoscono i sensi di colpa, non riescono a provare pietà in modo genuino nei confronti delle proprie vittime e fanno fatica a vestire i panni degli interlocutori.
E dal momento che ogni classificazione medica illude di essere a un passo dalla soluzione e dalla «cura», non sorprende che molti partner siano accomunati dal desiderio di salvare il Narciso con tutte le buone intenzioni del caso.
Prima di continuare, però, voglio essere sincero con te: è difficile – per non dire impossibile – che un individuo affetto da psicopatia, narcisismo e machiavellismo sia predisposto a riconoscere i propri errori e a compiere un passo indietro. Se incontri un Narciso lungo il cammino, abbandona ogni speranza. La patologia summenzionata è in genere asintomatica, nonché vantaggiosa per chi ne è colpito.
Perché mai un manipolatore seriale dovrebbe rinsavire, quando dispone di una condizione non invalidante che lo approssima a una vita meravigliosa, che lo riempie di attenzioni e gli permette di passare da una preda all’altra con un semplice schiocco di dita? Per imparare come comportarsi con un narcisista è opportuno anzitutto compiere un passo indietro e dire bye bye alla sindrome da crocerossina racchiusa dentro di noi – e mi riferisco tanto ai maschietti, quanto alle femminucce in ascolto.
Per scoprire come comportarsi con un narcisista, impara a riconoscere le sue maschere
Mi preme metterti in guardia prima che sia troppo tardi. Il motivo delle mie raccomandazioni è da rintracciare nel fatto che il Narciso moderno è innanzitutto un abile… attore di teatro.
Le sue maschere gli permettono di trasformare fragilità, delusioni e critiche in esperienze esistenziali via via più sopportabili, in alcuni casi addirittura piacevoli. In altri termini, la maschera caratteriale è uno strumento difensivo che il Narciso utilizza per rifuggire le emozioni primarie più sconvolgenti. Il fenomeno in questione prende il nome, in psicologia, di modalità di coping.
Tra le pseudo-identità più comuni ai narcisisti, mi preme ricondurre la tua attenzione su:
Il ribelle-pretenzioso che non rispetta la regole e si comporta come un bambino capriccioso per attirare l’attenzione del partner-vittima.
Il prepotente animato da manie di controllo, che trasforma la sua (presunta) gelosia in un tentativo di impedire alla preda di migliorarsi e di lavorare sulla sua autostima.
Il narcisista dipendente, che alla minima difficoltà finge di essere ferito nell’orgoglio per colpevolizzare i propri interlocutori. La maschera in questione è ricorrente sul posto di lavoro, soprattutto se il Narciso viene superato o messo alla berlina da un collega particolarmente talentuoso.
Riconoscere le modalità di coping del partner consente di comprendere comecomportarsi con un narcisista in cerca di attenzioni. Ricorda di non farti abbindolare dai bruschi cambiamenti caratteriali di un vampiro energetico, o correrai il rischio di cadere nella sua trappola e di farti impietosire dai falsi rimorsi.
Uscire dalla zona di comfort per capire come comportarsi..
Conoscere l’identikit di un narcisista non è sufficiente per tenerti alla larga dalle sabbie mobili di un manipolatore seriale. Di frequente, infatti, «l’incantesimo del Narciso» ti impedisce di rinvenire le dinamiche tossiche di un amore (quasi) finito.
Potresti chiederti: «Cosa c’è di sbagliato in me? Perché non riesco a entrare in contatto con il mio partner? O ancora, perché sono attratto da persone inevitabilmente complesse e difficilmente gestibili? Oppure, perché vengo trattato sempre male, come se avessi scritto in fronte “zerbino”? Non lo merito…»
Innanzitutto, non patire le tue fragilità. Mai.
Non sei mica l’unico a riporre fiducia nelle persone sbagliate. Moltissimi individui sono cresciuti con il mindset limitante del «sopporta&resisti». I partner in questione sono attratti da figure autoritarie – come un sostituito genitoriale, un capo o un partner sentimentale che sia in grado di spalleggiarli nei momenti di difficoltà.
Non sei stupido, sciocco o autolesionista. Sei umano, e in quanto tale facile preda di una comunicazione illusoria e carismatica basata su false promesse, complimenti e «incantesimi narcisisti».
Ne deriva che, prima ancora di capire come comportarsi con il narcisista, è bene… uscire dalla propria zona di comfort. È tempo di mettere in discussione i tuoi schemi relazionali; di fronte a una situazione difficile, coltiva l’autonomia e la tua libertà di cambiare (in meglio). Prenditi del tempo per tenerti buona compagnia anche nei momenti di solitudine, e scopri hobby e talenti precedentemente abbandonati per colpa di un partner dalle millemila manie di controllo.
Insomma, per capire come comportarsi con un narcisista è importante non colpevolizzarsi. Mai più. Quando le paure radicate negli abissi della tua psiche bussano alla porta della coscienza e ti annichiliscono con una lunga lista di false accuse, respira a pieni polmoni, conta fino a dieci e ripetiti: «La colpa non è mai della vittima».
Mai più vittime se si scompre come comportarsi con un narcisista
La storia d’amore tra vittima e predatore emotivo segue (quasi) sempre la stessa trama: il narcisista ha il super-potere di affascinarti e di attirarti a sé con una parlantina da vero oratore.
Come per magia, la presenza di un vampiro energetico nella tua vita intossica ogni tua capacità di giudizio a causa del suo fascino e della sua naturale abilità seduttoria.
L’interlocutore ti farà sentire l’unico, il prescelto, il migliore. Dopo averti collocato sul primo gradino del podio – quando ormai sei disarmato e fiducioso – il Narciso moderno ti intrappolerà in una gabbia senza via d’uscita. Chiude la porta e butta via la chiave.
Non contrattaccare. Quando senti di essere ferito, maltrattato o annichilito dalla parlantina del Narciso, non cadere nell’errore di reagire con una risposta comportamentale in stile: «Ti faccio vedere io con chi hai a che fare». Gli scontri diretti sono, nella stragrande maggioranza dei casi, estenuanti e debilitanti per la vittima. Piuttosto che alzare la voce, entra in modalità: «Ascoltami bene, anch’io ho dei diritti che devono essere rispettati».
Per imparare come comportarsi con un narcisista, lavora sulle tue skills comunicative. Per trasformare il tuo nuovo mindset in realtà, potresti interfacciarti al tuo manipolatore seriale in questi termini: «Anche se probabilmente non è tua intenzione mancarmi di rispetto, così facendo mi impedisci di esprimermi liberamente. Ti pregherei di rivolgerti a me con più considerazione, e io farò lo stesso». O ancora: «Le tue parole mi hanno ferito e mi hanno fatto arrabbiare. In questo momento non voglio risponderti, perché finiremmo per gridarci contro l’un l’altro. E non sono disposto a cedere, non mi piace parlare con te in questo modo!». Quindi, fai baracca e burattini e prendi le distanze dal narcisista… a testa alta. Ti terrai alla larga dall’umiliazione di una battaglia impari e diretta.
Rispondi alle provocazioni con la «fuga». Com’è che si dice? Il mondo è bello perché vario. Non tutti sono abituati a esprimere i propri sentimenti e le proprie considerazioni personali – tanto più in presenza di un manipolatore seriale. Di conseguenza, se sei generalmente incline a evitare il confronto e a «scappare» di fronte al rischio di uno scontro estenuante, ricorda di non dartela a gambe vita natural durante ma di prenderti una pausaper affrontare i problemi in un secondo momento.
Esempi pratici per capire come comportarsi con un narcisista. Sul piano della comunicazione verbale potresti ribadire al tuo interlocutore quanto segue: «Mi rendo conto che parlare di questi temi è importante per te. Lo è anche per me, ma in questo momento sono sommerso da troppe emozioni e non riesco a ragionare lucidamente. Ci torneremo in un secondo momento…». O ancora: «Credo che dovremmo rimandare queste riflessioni a un periodo più congeniale. Prendiamoci del tempo per riflettere. Potremmo beneficiarne entrambi».
Come comportarsi con un narcisista quando si viene feriti dalle sue parole?
Mio caro lettore, mia cara lettrice, potrebbe capitarti di appartenere a quella categoria di comunicatori che reputa intollerabile relazionarsi a individui supponenti e minacciosi.
Se disponi di un mindset «il mio partner ha sempre ragione, è tutta colpa mia!», potresti essere la vittima con la V maiuscola di un manipolatore seriale.
In primo luogo, per imparare come comportarsi con un narcisista è importante prendere le distanze della auto-critiche rivolte al tuo temperamento imperfetto e fragile.
In situazioni di questo tipo, ti consiglio caldamente di lavorare sulla tua immagine interiore. Nel dettaglio, è possibile passare da una comunicazione in stile «La colpa è tutta mia» a una consapevolezza più matura: «Certo, non sono perfetto, ma in questo caso la responsabilità non è soltanto mia».
Sul piano dell’interazione verbale con il tuo narcisista, ti suggerisco di adottare uno standard di questo tipo: «Sinceramente, ho l’impressione che tu sia arrabbiato con me. Mi sento in grande difficoltà, perché ho la tendenza a tirarmi indietro ed evitare la discussione. Ti sarei grato se riuscissi a rivolgerti a me in maniera meno aggressiva. Io, dal canto mio, lavorerà sulla fiducia che nutro nelle mie capacità. Abbiamo entrambi dei compiti in questa relazione».
Una cosa è certa: le tue attitudini caratteriali e le esperienze sentimentali del passato giocano un ruolo di prim’ordine nella definizione dei tuoi standard comunicativi.
Potresti essere attivo, passivo o tendente all’auto-isolamento. In ogni caso, impara a modificare le parole che rivolgi a te stesso durante i tuoi dialoghi interiori per adattarti alle sfide di una relazione potenzialmente narcisista.
Imparare come comportarsi con un narcisista dopo anni di (cattive) abitudini e automatismi
La domanda sorge, dunque, spontanea: il cambiamento interiore permette davvero di dire addio alle influenze manipolatorie di un vampiro energetico?
La risposta è affermativa.
Il motivo è da rintracciare nell’importanza della pratica. La prima volta in cui terrai testa al tuo partner, probabilmente sentirai il battito del cuore iper-accelerato nel petto, il respiro corto e un brivido di sudore freddo scorrerti lungo la schiena.
Dovrai chiamare a raccolta tutte le tue energie e tutta la tua capacità di focus per non soccombere. Eppure, col passare del tempo, familiarizzerai con una lunga serie di comportamenti… che ti faranno del bene!
Ad esempio, sapevi che la meditazione Mindfulness è un valido alleato nella gestione del narcisista? Sì, perché la respirazione consapevole legata al momento presente (il qui-e-ora) ha il vantaggio di renderti padrone dei tuoi pensieri e delle tue reazioni emotive.
Nel momento in cui corpo e mente sono sintonizzati, hai la possibilità di maturare una visione oggettiva e realistica della comunicazione disfunzionale in compagnia del tuo partner. Potrai difenderti con maggiore efficacia.
Insomma, la conoscenza di te stesso è la chiave di cui servirti per accedere a uno scrigno di scoperte, rivoluzioni (inter)personali e piccoli-grandi cambiamenti quotidiani.
La Mindfulness ti rende consapevole degli automatismi e delle (cattive) abitudini che ripeti in maniera del tutto inconscia. Alla minima sensazione di disagio e di sfiducia, sarai in grado di disinnescare l’ordigno di negatività in procinto di detonare con la violenza di una bomba.
“Man mano che sviluppi un cervello consapevole, puoi flettere i tuoi pensieri, le tue convinzioni e le tue previsioni come muscoli affinati da un allenamento attento e dall’esercizio. E proprio come nello sviluppo dei muscoli, radicarsi nel momento presente richiede una pratica regolare, anche se a volte è accompagnata da dolore. Con così tanto da guadagnare dallo sviluppo della consapevolezza, probabilmente non vedi l’ora di iniziare”.
Come metterti alla prova nei momenti di maggiore tensione?
Riconduci la tua attenzione sul primo respiro e mantieni il suo ritmo naturale, senza sforzarti di renderlo più lungo o profondo.
Quindi, con il secondo respiro, cerca di espandere i polmoni e di riempirli d’aria.
Il terzo respiro ti consentirà di percepire l’aria fresca entrare dalle narici e irradiare ogni poro del tuo organismo.
Reiterando il processo descritto qui sopra, è possibile scoprire come comportarsi con un narcisista anche nei momenti di stress e di rabbia repressa.
Vuoi saperne di più, oppure intendi dare il giusto sprint al tuo viaggio in direzione dell’indipendenza emotiva, del coraggio e della libertà affettiva?
E allora, immergiti in una lettura pratica, tangibile e densa di spunti di riflessione. Mi riferisco a Le 10 strategie pratiche (avanzate) per vendicarti di un narcisista: un ebook di facile consultazione che passa in rassegna l’identikit dei manipolatori seriali (psicopatici, narcisisti e machiavellisti) per fornirti una soluzione chiavi in mano da applicare alle tue relazioni sentimentali, amicali, familiari o professionali.
Sei di fronte a un bivio: puoi attendere inerte che il Narciso moderno si prenda gioco di te e faccia a pezzi la tua autostima con fascinose illusioni e complimenti ingannevoli, oppure puoi cambiare in meglio. Oggi stesso.
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Ti aspetto (e ti auguro di coltivare la tua unicità a dispetto dei vampiri energetici che bazzicano nella tua vita),
Di motivi per «mettere a tappeto» un narcisista ne esistono a centinaia. Tuttavia, nonostante i tanti consigli sentimentali reperibili in rete o sui social-network, soltanto l’indifferenza uccide il narcisista. Quest’ultima mette in crisi il mondo artefatto, bugiardo ed egoistico di un partner (non) modello, al fine di ridurre in maniera graduale l’influenza del Narciso sulla vittima.
Dalle relazioni interpersonali a quelle di amicizia, passando per i rapporti sul posto di lavoro e in famiglia: la presenza di un narcisista patologico influisce negativamente sulla salute mentale delle persone a lui vicine.
Dati alla mano, inoltre, il narcisismo sembrerebbe riguardare più gli uomini che le donne (le diagnosi di disturbo narcisistico della personalità maschili costituiscono circa il 75% del totale).
In quest’articolo-guida un po’ diverso dal solito, quindi, voglio fornirti soluzioni pratiche alla presenza di un Narciso nella tua vita. E dal momento che l’indifferenza uccide il narcisista rapidamente, spingendolo a «darsela a gambe levate», è opportuno ricondurre la tua attenzione sui metodi mediante i quali dimostrare di essere nuovamente indipendente, forte e libero/a dalle catene di un amore tossico.
L’indifferenza uccide il narcisista? Impara a riconoscere il tuo carnefice
I narcisisti con la N maiuscola sono facilmente riconoscibili in virtù di un’elevatissima autostima, di un senso di onnipotenza inscalfibile e di una scarsissima capacità di entrare in empatia con i propri interlocutori.
Le emozioni primarie sono, per il Narciso, un mistero ineluttabile. Da un lato, inoltre, gli individui in questione sono animati da una mania per la grandiosità e per il potere. Insomma, il tuo partner crede di essere l’uomo o la donna più importante del Pianeta? Scappa a gambe levate!
In aggiunta, il Narciso tende a ribadire quanto sia bravo, intelligente, audace e più capace dei suoi coetanei, colleghi o membri della famiglia. È alla ricerca di costante approvazione sociale, teme indirettamente l’opinione negativa altrui e, di frequente, si comporta come se il mondo girasse attorno ai suoi bisogni e ai suoi desideri.
In aggiunta:
Il narcisista ama parlare di sé, dei suoi soldi e degli obiettivi futuri che intende raggiungere. Tu (l’ascoltatore) sei ai suoi occhi nient’altro che un uditorio passivo e privo di voce in capitolo.
Il partner tende a mettersi in competizione con te. Non importa che i vostri settori lavorativi siano completamente diversi; ogni tua piccola-grande vittoria quotidiana viene accolta con una punta di egoismo, freddezza e bisogno di ristabilire gli ordini della coppia.
Il narciso è un individuo incapace di stringere rapporti interpersonali significativi con i propri interlocutori. Le sue amicizie durano il tempo di un bicchiere di vino o di una serata in discoteca. Inoltre, si comporta in maniera dolce e premurosa con te soltanto quando è in gruppo, in modo tale da fare bella figura in pubblico.
Infine – ultimo, ma non per importanza – il narcisista crede di avere il diritto di essere trattato meglio degli altri. Se in una qualsiasi situazione della vita quotidiana vi è la possibilità di ricevere favori e privilegi, il Narciso reclama il diritto di essere trattato diversamente. Le regole non sono il suo forte: preferisce infrangerle con l’astuzia per guardare il mondo dall’alto verso il basso…
La domanda sorge, dunque, spontanea: perché l’indifferenza uccide il narcisista? In che modo è in grado di interrompere il suo flusso di egocentrismo, delirio di onnipotenza e bisogno di essere al centro dell’attenzione – sempre e comunque?
L’indifferenza uccide il narcisista con le sue stesse armi
L’identikit del Narciso patologico non può prescindere da una buona dose di manipolazione, arroganza e mania di avere il controllo (emotivo) sul proprio partner. Ed è qui che entra in gioco il potere della freddezza, dell’indipendenza e dell’autostima altrui. L’indifferenza uccide il narcisista perché gli dimostra, una volta per tutte, che sai mantenere le tue energie psichiche lontane dalla sua cattiva influenza.
Immagina il narcisista come un vampiro energetico: facendo leva su sensi di colpa, vittimismo e paure del proprio partner, quest’ultimo ha il super-potere (negativo) di paralizzare le abilità decisionali di chi lo circonda. Ecco svelato il motivo per cui il tallone d’Achille del narcisista risiede nella capacità di ignorare i suoi trucchetti manipolatori, guardando al futuro con autonomia, indipendenza e coraggio.
Riflettici:
Dietro la sua maschera di perfezionismo e di amore per sé stesso, il Narciso è un individuo con una bassissima autostima, nonché con un’immagine imperfetta e fragile.
Nell’ambito sentimentale, il Narciso crede che il partner sia un prolungamento di sé e dei suoi bisogni. Ecco svelato il motivo per cui è importante far sentire la propria voce e utilizzare l’arma dell’indifferenza.
Inoltre, l’arroganza e la manipolazione del Narciso sono il risultato di un carattere debole, incerto e traballante. L’indifferenza uccide il narcisista perché ha il vantaggio di mandare in frantumi le sue maschere. Essere ignorati dagli individui-vittime è la più grande paura delle persone affette dal disturbo narcisistico della personalità.
Alcuni consigli pratici..
Il primo campanello d’allarme di una relazione tossica nasce nel momento in cui senti non essere amato/a dal tuo partner. Ti rendi conto di essere a un passo dall’ennesimo amore finito, dalla delusione, da una scelta dolorosa e sofferta. Il Narciso non sembra notare i tuoi primi segnali di consapevolezza, indipendenza e voglia di uscire dalla «gabbia d’oro» che ha costruito per te.
Innanzitutto, quindi, ti consiglio di servirti della tecnica del no contact o dell’intermittenza. Impara a fingere che i suoi problemi, i suoi desideri e i suoi piani per la giornata ti siano del tutto indifferenti. Dimostrati freddo, impassibile e distante emotivamente dalle conversazioni che intrattieni con lui/lei.
L’indifferenza uccide il narcisista nella misura in cui il partner comprende che qualcosa – difficile stabilire cosa – sta lentamente cambiando. La situazione di controllo si ribalta. La vittima dimostra di non pendere dalle labbra del manipolatore.
Questo comportamento renderà il Narciso nervoso e incerto sul da farsi; si chiederà se hai finto di essere innamorato di lui/lei, o se lo hai preso in giro fin dall’inizio della relazione.
Le domande si trasformeranno in dubbi via via crescenti, che manderanno il Narciso in black-out.
Ad ogni modo, presta molta attenzione a questi aspetti:
Il narcisista ferito nell’orgoglio potrebbe perdere interesse nei tuoi confronti in una frazione di secondo, magari perché consapevole di avere un’altra vittima a portata di mano.
In alternativa, il Narciso tornerà sui suoi passi e tenterà di studiare le tue reazioni più a fondo, cercando di fare leva sui tuoi sensi di colpa per averlo maltrattato, ingannato e manipolato.
Ti consiglio caldamente di continuare a ignorare gli sforzi del tuo interlocutore, tanto più in una fase delicatissima del rapporto. Rimani fermo sulle tue posizioni e non lasciare che il Narciso approfitti dei tuoi sentimenti (sinceri, a differenza dei suoi).
Mettitelo bene in testa: soltanto l’indifferenza uccide il narcisista, nient’altro. La freddezza, il disinteresse e la totalemancanza di empatia nei confronti del manipolatore ti consentiranno di uscire dalla sua gabbia, così da trovare finalmente un partner che ti ami e che ti meriti così come sei.
L’indifferenza uccide il narcisista sul posto di lavoro o in famiglia ?
Immaginiamo uno scenario diverso: a vestire i panni di un Narciso con la N maiuscola è il tuo responsabile in ufficio, un genitore o un familiare con il quale trascorri buona parte della giornata. Stanco dei soprusi emotivi, decidi di ripagarlo con la sua stessa moneta.
E dal momento che l’indifferenza uccide il narcisista in ogni contesto associativo, non sorprende che la tecnica in questione sia funzionale ed efficiente anche in famiglia, sul posto di lavoro o in un gruppo di amici.
Prima di proseguire, ti chiedo di cambiare il tuo atteggiamento con la massima cautela: combattere a spada tratta contro la mania di onnipotenza di un Narciso (sul posto di lavoro) – soprattutto quando quest’ultimo riveste un ruolo di potere in azienda – significa correre il rischio di dire bye bye al proprio stipendio. I narcisisti sono capaci di renderti la vita impossibile, indipendentemente dal tuo valore e dalla tua esperienza lavorativa.
Ecco svelato il motivo per cui dovresti essere consapevole di 3 eventuali reazioni comportamentali: A) il Narciso si innervosisce a causa della tua indifferenza, e finisce per metterti i bastoni tra le ruote. La sua è una reazione governata dalla rabbia repressa e dalla sua bassa, bassissima autostima.
In alternativa, B) tenterà di isolarti dal resto del gruppo, manipolando le opinioni di amici e/o colleghi in virtù della sua influenza e della sua parlantina. Potrebbero circolare brutte voci sul tuo conto, da un giorno all’altro…
Infine, C) poiché l’indifferenza uccide il narcisista, devi aspettarti di… diventare invisibile ai suoi occhi! Nel caso in cui i tuoi metodi difensivi abbiano avuto effetto, infatti, ti renderai conto di come il manipolatore seriale finirà per ignorarti dall’oggi al domani, escludendoti da qualsiasi conversazione lavorativa e/o familiare.
Paradossalmente, il caso C è quello a cui aspirare maggiormente: potrai tirare un sospiro di sollievo per tornare a condurre la tua vita senza l’influenza iper-giudicante e tossica dell’interlocutore.
Due patologie a confronto
Per quanto il termine narcisismo sia entrato a far parte del linguaggio comune, soprattutto negli ultimi anni, non dobbiamo dimenticare che la patologia in questione ha una forte radice psichica. In altri termini, per quanto non esistano farmaci anti-Narciso, è opportuno ribadire l’importanza di una terapia psichica sotto la guida di uno psicologo o di un coach certificato.
Dati alla mano, infatti, sappiamo che i Narcisi sono personalità tendenti alla depressionee alla malinconia. I motivi sono principalmente due: A) gli individui in questione sono alla disperatissima ricerca dell’approvazione altrui e vincolano la propria felicità alla conferma sociale ricevuta.
Inoltre, B) sono spaventati dai rapporti umani in cui vengono portate alla luce le loro fragilità. I narcisisti vivono, dunque, in un limbo: da un lato hanno bisogno di relazioni umane appaganti per sentirsi soddisfatti di sé stessi e, dall’altro, affrontano i rapporti con gli altri con dubbi e timori.
In amore, poi, il Narciso dà il meglio di sé nella fase di corteggiamento e di innamoramento. Il punto è che il partner esiste soltanto nella misura in cui consente al narcisista di raggiungere il proprio benessere emotivo. E così, carico di aspettative, il manipolatore viene inevitabilmente deluso dalla controparte e comincia a relazionarsi a lei in maniera distaccata, fredda e crudele.
Uscire dal loop è possibile. L’indifferenza uccide il narcisista e permette alla vittima di raggiungere una nuova dimensione di benessere e di felicità.
Ad ogni modo, meglio evitare quei costanti avvicinamenti e allontanamenti tipici di un amore in procinto di finire (il tira e molla). È opportuno tenersi alla larga dalla trappola dell’amore tossico, impossibile e nocivo. Per quanto possa sembrarti difficile, devi essere tu – con la tua forza d’animo – a prendere le distanze da un Narciso incapace di distaccarsi da te.
In aggiunta, ti ricordo che il trattamento terapeutico di una narcisista tocca i seguenti punti:
Deve affrontare il tema della solitudine e dell’autostima.
Deve tornare all’infanzia del Narciso per scoprire le cause della sua sofferenza interpersonale.
Deve trasformarsi in uno specchio che rifletta la crudeltà, la manipolazione e l’egoismo del paziente.
Infine, deve incentivare il cambiamento. Affrontare il dolore è l’unico step da compiere in direzione di una trasformazione radicale (in amore e nella vita).
Riflessioni finali e conclusioni
Mio caro lettore, mi auguro che il mio articolo ti abbia incuriosito a tal punto da voler approfondire come l’indifferenza uccide il narcisista. Su So di Non Sapere trovi altri contributi sul tema della crescita personale, delle relazioni e della mente.
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