
Qual è la correlazione tra minimalismo e arte? Dagli anni ’60 del Novecento, due sono le correnti pittoriche di maggior rilievo: la pop-art e l’irresistibile minimalismo. La pittura e la scultura si lasciano suggestionare dalle forme armoniche e mai eccessive del less is more. Lo sviluppo fu graduale: dapprima la Colorfield Painting-mania – ovverosia la tendenza a dipingere riquadri di colore, senza alcun interesse per linee e figure – successivamente la Hard Wedge Abstraction con i suoi bruschi cambi di cromia. La rivoluzione aveva invaso la scena newyorkese: minimalismo e arte erano diventati un tutt’uno!
“Se il mondo fosse chiaro, l’arte non esisterebbe.”
Albert Camus
Minimalismo e arte – La perfezione stilistica è sinonimo di essenziale

Se sei un appassionato di minimalismo e arte, conoscerai senza dubbio le opere di Robert Morris, Sol Lewitt e Donal Judd nel campo scultoreo e di Frank Stella e Robert Ryaman sul versante pittorico. L’esperienza estetica si tinge di bianco: le tele vengono occupate da linee appena percepibili, da forme geometriche della tradizione e dalla freddezza di immagini vuote. L’America guarda con rinnovato stupore al legame che unisce minimalismo e arte. A ben vedere, si tratta di una forte provocazione: il movimento newyorkese reagisce agli eccessi di Pollock – promotore dell’Espressionismo astratto – e della pop-art warholiana con i suoi colori dirompenti ed eccessivi. La nuova generazione d’artisti celebra quindi l’essenziale, istituendo una connessione profonda tra minimalismo e arte.
“L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è.”
Paul Klee
Quattro chiacchiere su minimalismo e arte

Il rapporto tra minimalismo e arte è dunque rivoluzionario. E allora, cosa c’è di più calzante di una tela totalmente bianca? Ne è esempio lampante il “White Painiting” di Robert Rauschenberg: l’autore attua una provocazione contro gli schizzi di colore e le linee “buttate a caso” del movimento surrealista/espressionista. Nasce così la collezione completamente nuda, spoglia e vuota in cui si comunicano armonia, semplicità e pulizia visiva. Inutile dire che la critica non fu particolarmente favorevole: i visitatori si ritrovarono ad ammirare cinque pannelli bianchi – dipinti con il rullo – di dimensioni pressoché similari. Stop. Beh, chi non riuscirebbe a farlo? – si domandarono alcuni. È davvero questo il legame tra minimalismo e arte? Eppure, la provocazione fu vincente: Rauschenberg ebbe un’idea potente e in controtendenza rispetto al gusto dominante. Tutto il resto è storia!
Quando lo spazio vuoto assume mille significati

A distanza di qualche anno, ci pensò Robert Ryman a rafforzare il legame – ormai consolidatosi nel tempo – tra minimalismo e arte: tra il 1975 e il 1977, egli realizzò svariate tele bianche (con cornici e pattern differenti, tutti rigorosamente tono su tono) che sfociarono infine in “Vector”. L’opera venne realizzata mediante 11 moduli total-white appesi alla stessa distanza gli uni dagli altri. In questo modo, lo sfondo della galleria d’arte finiva per inglobale l’opera stessa, aumentando lo spazio vuoto e creando un senso di spaesamento nella mente del visitatore. L’obiettivo è geniale: “rallentare la visione” e spostare l’attenzione dal contenuto al concetto in un insieme armonico di luce e texture. La teoria del minimalismo invade l’arte e sposta l’attenzione sull’essenziale.
Curioso di saperne di più? Non perderti l’incredibile libro “Minimalismo” di James Mayer, nella sua edizione illustrata. Il testo ripercorre immagini, interviste e riflessioni desunte dall’esperienza diretta di Rauschenberg, Rayman, Lewitt e non solo. E se sei curioso di scoprire altre interessanti curiosità sul mondo del minimalismo e dell’arte, non dimenticare di iscriverti alla newsletter di “So di non Sapere”: il blog che migliora la tua vita, arricchendoti di nuove conoscenze giorno dopo giorno.
Buona lettura (rigorosamente minimal),

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