
Mio caro lettore, quest’articolo è un invito alla riflessione critica. Ti sei mai domandato chi sei veramente?
Qualche giorno fa riflettevo sul cosiddetto paradosso di Salomone e ho trovato l’ispirazione per scrivere un breve contenuto sul tema “fiducia in sé stessi”. Per chi ancora non lo sapesse, il Re protagonista della Bibbia si distingueva per il fatto di essere un uomo saggio e accorto. Pellegrini da ogni parte del mondo viaggiavano in lungo e in largo per chiedergli un parere e mettere in pratica i suoi “illuminati” consigli.
Tuttavia, quando si trattava di prendere decisioni per sé stesso, il vecchio Salomone cadeva vittima delle passioni più smodate. Non soltanto aveva centinaia di mogli pretenziose alle quali non sapeva dire di no, ma era anche un pessimo padre e un totale inetto nella gestione delle sue finanze.
E se ti stai chiedendo cosa c’entri un paradosso biblico con la conoscenza di chi sei veramente, leggi il mio breve contributo fino alla fine e ordina su Amazon A tua insaputa – La mente inconscia che guida le nostre azioni di John Bargh: un manuale divulgativo e brillante che ci regala un’inestimabile comprensione delle profondità psichiche.
Come scoprire chi sei veramente (per non essere l’erede di Salomone)

Come spesso accade, tutti noi siamo abili consiglieri quando si tratta di risolvere i problemi (di cuore, e non solo) dei nostri interlocutori. Ma nel momento in cui siamo chiamati a riflettere su noi stessi e sulla nostra identità, non abbiamo la giusta “distanza” per valutare la situazione in modo obiettivo e per governare le emozioni. Per scoprire chi sei veramente è necessario: A) evitare di cercare a tutti i costi una risposta univoca alle tue domande esistenziali – dopotutto, il cambiamento è sempre dietro l’angolo! – e B) essere trasparente con te stesso.
Soltanto così potrai scoprire chi sei veramente senza auto-ingannarti e auto-sabotarti lungo il cammino (come il povero Salomone).
Come scoprire chi sei veramente con la distanza psicologica

Mantenere le giuste distanze psichiche è importante per svelare nuovi frammenti della nostra identità. Per riuscire nell’intento, possiamo dialogare con noi stessi in terza persona al fine di trovare risposte più autentiche, senza farci dominare dall’ansia.
Secondo uno studio pubblicato sul Clinical Psychological Science e firmato dal ricercatore Ethan Kross della Michigan University (USA), l’utilizzo dei pronomi di terza persona nel dialogo interiore favorisce la scoperta di verità esistenziali in maniera più rilassata e agevole.
Per scoprire chi sei veramente puoi quindi migliorare le tue doti introspettive chiacchierando con te stesso in maniera distaccata.
Per citare le parole di Ochsner:

“Siamo così abituati a cambiare costantemente prospettiva quando si tratta di interpretare certi pronomi, che può darsi che quando li usiamo per noi stessi, si istighi lo stesso scivolamento da un punto di vista egocentrico a uno più distanziato”.
Di conseguenza, la prossima volta che intendi scoprire chi sei veramente e quali sono i tuoi desideri, imposta un timer di 10 minuti, siediti in un luogo confortevole e silenzioso, e comincia a intavolare una conversazione con te stesso – o per meglio dire, con lui/lei stesso/a – fino a quando non arriva… l’illuminazione!
Prima di passare all’azione, non dimenticare di iscriverti alla newsletter di So di Non Sapere per non perderti altri contenuti a tema crescita personale e self-help.

0 commenti