
Da bambino prima e da padre poi, la ricerca della felicità è stata protagonista indiscussa di libri per ragazzi, film della Disney, corti animati e… chi più ne ha, più ne metta! Dopotutto, «voglio essere felice» è il desiderio condiviso dalla stragrande maggioranza delle persone che si affannano tra lavoro, amici, impegni familiari, ore di studio «matto e disperatissimo» per superare indenni la sessione invernale e relazioni complicate che preannunciano la fine di un amore. Come se non bastasse, gli (pseudo?) guru del miglioramento personale hanno promesso di svelare gli ingredienti segreti della felicità in tutte le salse: alcuni hanno consigliato di diventare imprenditori con la «I» maiuscola per condurre una vita sui precetti della finanza e del risparmio, altri hanno incentrato i propri dogmi sulla gestione del tempo, delle emozioni, o magari sul superamento della paure e sul miglioramento delle tue skill comunicative. Una cosa è certa: «voglio essere felice» è un diritto sì, ma anche una… formula matematica!
Non mi credi?
Te lo spiego nei prossimi paragrafi, consigliandoti fin da subito di mettere le mani sul libro che ha ispirato le mie riflessioni. Mi riferisco a “L’atlante della felicità” di Helen Russel: l’autrice conduce il lettore in un viaggio intorno al mondo al fine di scoprire le sfumature della felicità in ogni angolo del Pianeta, da cultura a cultura!
«Voglio essere felice, ma non so come fare!» – Una semplice equazione

Prima di servirti dell’indicativo, prima persona singolare «voglio essere felice», prova a ragionare in termini più generali. In che modo è possibile misurare la felicità? Esistono delle metriche di cui servirci per scoprire che – to’ – proprio sul più bello, possediamo una manciata di happiness nelle tasche dei pantaloni? Secondo Tom Magliozzi – doppiatore e attore statunitense:
“Felicità = Realtà – Aspettative”
Chi ha detto che la soddisfazione personale derivi dal ridimensionamento dei nostri obiettivi di vita? Io sono dell’avviso che sia necessario puntare in alto, sempre. A una condizione, però: per raggiungere (alte) aspettative, dobbiamo trovare dentro di noi la motivazione intrinseca per diventare la migliore versione di noi stessi, raggiungere i traguardi che ci siamo prefissati e godere delle gioie – anche qualora dovessimo attendere 1,5 o 10 anni!
Ecco svelato il motivo per cui la felicità deriva dal gap, dal divario che sussiste tra la realtà del «qui e ora» e le nostre aspettative!
Voglio essere felice e trovare la propria strada vanno di pari passo..

Molto spesso, chi vuole trovare la propria strada a tempo di record dimentica di avere già tutte le carte in regola per scoprire la propria vocazione o il proprio talento, ma… ha una bassa, bassissima autostima! E allora ci ripetiamo «voglio essere felice» senza attivarci realmente per superare la paura di fallire, continuiamo a preoccuparci ossessivamente del giudizio degli altri, ed evitiamo tutte le domande su noi stessi e sulla nostra esistenza che possano guidarci sulla strada dell’appagamento.
Una considerazione..

Ha davvero senso continuare a fumare di rabbia repressa , ripetendoti «voglio essere felice» senza intraprendere un vero percorso di cambiamento? E non dirmi che la mancanza di una destinazione ti rende incerto, ti frena. Per dirlo con le parole di Wayne Dyer: “non esiste un sentiero verso la felicità. La felicità è il sentiero”. Di conseguenza, metti nel tuo carrello virtuale di Amazon “l’Atlante della felicità” di Helen Russell – ti servirà per non perdere la rotta – iscriviti alla newsletter di So di Non Sapere e prepara la valigia!
È tempo di trasformare il «voglio essere felice» in «ora sono felice».

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