
È tra i virus più diffusi della nostra epoca. L’overthinking è un loop di pensieri intrusivi che mette in stand-by la mente e impedisce di portare a termine gli obiettivi prefissati.
Ti è mai capitato di sentirti paralizzato o confuso dinanzi alle situazioni più imprevedibili della vita?
Se la risposta è affermativa e rimuginare è il tuo hobby preferito, ti consiglio di leggere quest’articolo fino alla fine. Ti spiegherò cos’è l’overthinking, come riconoscerlo e con quali strategie eliminarlo dalla tua routine quotidiana, un passo alla volta.
L’overthinking dalla A alla Z – Tutti gli effetti

Di tanto in tanto, tutti noi siamo paralizzati dall’idea fissa di una problematica o di una decisione importante.
È naturale.
Non soltanto affrontiamo costantemente nuove sfide per raggiungere i nostri obiettivi esistenziali, ma ci assumiamo anche la responsabilità dei cambiamenti che avvengono fuori e dentro di noi. Insomma, un po’ di sana introspezione ci aiuta a trovare la motivazione intrinseca necessaria per continuare a dare il meglio di noi stessi. Sempre.
Tuttavia, l’overthinking si tramuta di frequente in una cattiva abitudine mentale che reca con sé disagio, timori infondati e idee ossessive. Il pensiero dei rimuginatori DOC non è logico-razionale, ma caotico e ansiogeno. Perché si possa parlare della patologia in questione è importante che si presentino comportamenti ripetitivi, gesti nervosi e tic coattivi che impediscono al soggetto di portare a termine qualsiasi attività, anche la più banale.
E per quanto l’overthinking sia sempre più diffuso nella società dell’iper-produttività costi quel che costi, la ricerca medica deve compiere ancora molti passi in avanti per fornire supporto ai pensatori ossessivi che ne sono vittime.
Quali sono le cause dell’overthinking?

Secondo la psicoanalisi, rimuginare incessantemente sui problemi più disparati della nostra vita è una strategia difensiva che l’Io attiva nei momenti di stress e di confusione.
Riflettici per un istante: gli individui colpiti da overthinking si rifugiano all’interno di un loop di pensieri macchinosi, ripetitivi e sistematici fino a quando la realtà soggettiva della loro mente, beh, si sostituisce a quella oggettiva e verosimile del «mondo là fuori». Tenere impegnato il cervello nei momenti in cui sentiamo di non avere strumenti cognitivi per far fronte alle difficoltà esistenziali che ci aspettano nella «vita vera», significa scappare a gambe levate da responsabilità che ci sembrano troppo grandi e intollerabili.
In aggiunta, la tendenza a pensare troppo è il risultato di comportamenti disfunzionali che hanno radici fin dall’infanzia. Gli overthinkers più ostinati sono ossessionati dall’idea di dover tenere sotto controllo ogni minimo episodio della loro vita, sempre e comunque. Di conseguenza, la scelta inconsapevole di dedicare le energie mentali al circolo vizioso di pensieri intrusivi ha il “vantaggio” di fornire un finto senso di sicurezza.
Ne ho già parlato a proposito della filosofia Shoganai , desunta dalla saggezza orientale del Giappone. Se ti va, approfondisci questo tema e fammi sapere cosa ne pensi lasciando un commento qui sotto. Non vedo l’ora di leggere le tue esperienze sul tema dell’overthinking.
Tornando a noi: i pensieri ricorrenti sono del tutto naturali. Tuttavia, diventano un’ossessione nel momento in cui hanno un’influenza tossica e debilitante sulla sfera delle energie psichiche e sulla componente emozionale degli individui. Nella stragrande maggioranza dei casi, infatti, la ruminazione mentale ha un impatto distruttivo sulla felicità e sulle relazioni interpersonali.
La soluzione?
Come superare la paralisi dell’overthinking?

Innanzitutto, ho una buona notizia da darti: la soluzione, per quanto ti sembri impossibile, esiste. E non mi riferisco soltanto all’importanza di chiedere aiuto – ci sono tantissimi mental coach online capaci di fornirti strumenti utili per eliminare l’overthinking – ma anche alle soluzioni più semplici e banali. È probabile tu le abbia già contemplate, senza mai raggiungere una decisione vera e propria.
Impara a sostituire l’azione al pensiero. Per riuscire nell’intento, è importante collocarsi mentalmente di fronte a un bivio.
Domandati: «Qual è il problema che mi affligge?». Cerca di descriverlo con 10-15 parole, magari scrivendole su un taccuino o sul tuo PC.
Ora chiediti: «Posso intervenire sul problema?». Se la risposta è affermativa, attivati immediatamente e porta a termine il primo micro-compito che ti permetterà di approssimarti all’obiettivo.
Se la risposta è negativa, stacca la spina e dedicati a un’attività psichicamente impegnativa – cucinare una torta, fare un cruciverba, uscire per una passeggiata o leggere un libro.
Riuscirai a prendere gradualmente le distanze dal loop.
Curioso di saperne di più?

Il superamento dell’overthinking richiede dedizione e costanza. Ma se sei intenzionato ad approfondire l’argomento, metti le mani su Cogito Ergo Soffro di Giorgio Nardone, caposcuola della Terapia Breve Strategica contro i disturbi della ruminazione mentale.
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Alla prossima,

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